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CAPITALISM: A LOVE STORY Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 16 novembre 2009
 
di Michael Moore, documentario (Stati Uniti, 2009)
 
"Il capitalismo è un male che va eliminato e sostituito: con la democrazia" . Dopo la disoccupazione di ROGER & ME, l'uso delle armi di BOWLING FOR COLUMBINE, l'11 di Settembre, il petrolio di Bush in FAHRENHEIT 9/11 e la malasanità di SICKO, l'inenarrabile Roger Moore mira sempre più alto e ambisce a riflessioni vieppiù globalizzanti sui sistemi che ci condizionano. A testa bassa, come al solito, con meno humour del solito ma indignazione crescente, arrischiando anche di perdere lucidità tra magagne ormai arcinote, banche e Wall Street, libero mercato, disoccupazione, subprime e conseguenti sfratti. Lamenta a giusto titolo la scomparsa di una classe media, ormai sommersa nel fossato creatosi fra ricchi e poveri. Per risalire fino al celebre discorso del 1943 di Roosevelt, nel quale il presidente annunciava la costituzione di una carta (rimasta ovviamente nei cassetti) che garantiva eguaglianza ad ogni cittadino nell'acquisizione dei diritti sociali e professionali. O, prima ancora, addirittura all'antica Roma, accostando gli usi di quell'impero a quello degli Stati Uniti di oggi, in una delle sequenze più godibili.

Intervista e denuncia aziende che contraggono assicurazioni sulla vita dei loro impiegati, incassando poi i risarcimenti nel caso di eventi “sfortunati”; oppure filma lo sbarco di una mezza dozzina di auto della polizia per sfrattare quattro poveracci da casa loro. Segnala che i piloti sottopagati dalle compagnie aeree sono costretti a cercare un secondo impiego per sopravvivere; mentre alla Merryl Lynch o alla Goldman Sachs capita ciò che sappiamo. Riparte allora dall'edonismo di Reagan, ripassa come d'abitudine dalle predilette goffaggini di Bush per terminare con un omaggio a Obama, in una sequenza in tempo reale dove testimonia dell'emozione autentica di tutto un popolo in trepida attesa.

Il ritmo è come sempre sollecito, la chiarezza dell'esposto non proprio prioritaria, i confini tra l'arte del paradosso, il gusto della manipolazione e l'esigenza di verità non sempre evidenti. Ma la foga di Michael Moore è alimentata da una generosità della quale tutti abbiamo bisogno.


   Il film in Internet (Google)

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